Visions

Prezzo inizio copertura 0,905 € - Target 3,6 € (+300 %) - Prezzo fine copertura 1,43 €

Il grafico esprime la variazione percentuale a partire dal prezzo di inizio copertura avviata alla chiusura del 21 Settembre 2018 e terminata il 30 Gennaio 2019

----- CHIUSA COPERTURA RCS -----

+58% dall'inizio, +290% per chi avesse seguito in marginazione 20% e capitale quasi quadruplicato

Nello stesso periodo della copertura su RCS: FTSE Mib -9%, Mid Cap -13%, Ftse Media Italia +7,45% (evidente il peso del rialzo RCS)

---------------------------------------------

 

Premessa

A maggio 2018 aggiungevo RCS Media Group tra le azioni che per vari criteri ritengo sottovalutate. Per quel poco che capisco di rally azionari importanti (reputo di aver individuato in anticipo i rally di La Doria +1000%, Mondo TV +1000%, Engineering +300%, Netweek +160%, Safe Bag +500% Poltrona Frau +250%, Mondo TV France +400%, Juventus +300% e +300%) so che la sottovalutazione (che di per sé è un giudizio soggettivo) non è una condizione sufficiente per poter scovare un rally pronto a partire e realizzare un gain. E' necessaria, ma per quel tipo di rally serve altro in aggiunta a fondamentali promettenti, ovvero la combinazione di più fattori che possono essere l'outlook del settore, la strutturazione dell'azionariato, le dinamiche del book, il grafico tecnico, i movimenti dei fondi istituzionali, gli interessi dei maggiori azionisti, l'attivismo di azionisti, scadenze, contesto competitivo, sociale, politico, etc. Non utilizzo watch-list, piuttosto preferisco acquistare una piccola quantità per poter avere maggior tatto sull'azione, conoscerla meglio, osservare reazioni del mercato a fatti rilevanti, il sentiment del retail (il c.d. parco buoi) e seguire l'andamento dei grafici. E' un gruppo di azioni che ottimizzo nel tempo: qualcuna esce fuori in gain, altre in loss, alcune restano in attesa di sviluppi e pochissime prendono forma di investimenti specifici in una strategia isolata e mono-azione. Il mio primo acquisto su RCS l'ho fatto in area 1.20 euro, una posizione il cui peso era relativamente basso rispetto a tutto il mio portafoglio, pertanto sui ribassi aggiungevo qualcosa oppure ignoravo, lavorando su altre idee contemporaneamente, sia di investimento che di trading. Ai primi di agosto giunge un alert da un mio sistema attraverso cui, attingendo da fonti pubbliche, posso monitorare i movimenti dei fondi istituzionali: JPMorgan Asset Management (UK) Ltd. aveva acquistato circa 300.000 azioni RCS, raddoppiando pertanto la sua posizione che veniva aggiornata in 600.000 azioni (0,12% del capitale di RCS). “Vabbè - pensai in prima istanza - avrà la stessa posizione anche su altri gruppi editoriali e avrà aumentato anche quelle”. Per curiosità più che altro, abituato a vedere gli stessi fondi nelle società di stessi settori, vado a verificare e scopro invece che JP Morgan non aveva alcuna posizione attiva e quindi da aggiornare su Gedi (Repubblica, La Stampa), Caltagirone Editore (Il Messaggero e Leggo) e Prisa (El Paìs), principali concorrenti di RCS in Italia e Spagna. “Ok – mi dico – l'avrà fatto in altre aree geografiche”. Nemmeno: assente nel capitale di News Corp. (The Sun), Daily Mail e Axel Springer (Bild). Era ormai evidente che l'interesse mostrato da JpMorgan per il settore dell'informazione era ristretto a RCS, probabilmente non vorrà significare nulla (o no?), uno 0.6% che diventava 0.12%, però per me era già abbastanza per spingermi ad approfondire l'azione RCS Media Group, in quanto iniziavo ad intuire che avrebbe potuto trasformarsi in investimento prioritario, isolato e deciso.

Copertura su RCS-Media Group

Ritengo che RCS-Media Group possa essere interessata da un rally che proietterebbe la capitalizzazione ad un valore di almeno 1,9 miliardi di euro e l'azione a circa 3,6 euro. Il target è conservativo perchè, come vedremo più avanti, il quadro competitivo e di outlook suggerisce che la capitalizzazione potrebbe raggiungere comodamente i 5 miliardi di euro con azioni che varrebbero pertanto circa 8.70 euro. Nel primo caso, il rally dai prezzi alla chiusura dei mercati del 21 settembre sarebbe del +290%, nel secondo sarebbe del +900%.

Di seguito le considerazioni a supporto dei target. Non seguiranno un ordine di importanza perchè è bene comprendere che è la combinazione delle diverse tracce che può dare luogo al rialzo.

Settore media e informazione

Investire su RCS vuol dire tener presente lo stato del settore dell'informazione e della pubblicità. Nonostante in molti ne abbiano già decretato il funerale, il giornale cartaceo non è morto, anzi è ancora assoluto protagonista e, attraverso ristrutturazioni e adeguamenti importanti, si è fatto trovare pronto nel pieno di una rivoluzione epocale. Nel 2018 Il Corriere della Sera ha venduto circa 215.000 copie al giorno in edicola, alle quali si aggiungono le copie vendute in abbonamento e quelle in omaggio per una diffusione media tra Italia e estero di circa 225.000 copie cartacee al giorno. Dati in linea con quelli del 2017. A volte si ha l'impressione che chi parla della morte del giornale cartaceo sia colui che non legge il giornale cartaceo. Un po' come accade con i libri dati per morti da tempo e che invece continuano ad appassionare miliardi di lettori nel mondo, basti pensare che Mondadori dal 2013 mantiene costante il suo fatturato o addirittura lo vede aumentare. Anche in questo caso, chi non legge un libro e probabilmente a parte i libri di scuola non ne avrà mai letto uno, pensa che tutto il resto del pianeta non legga. E' innegabile che anni addietro quando non esisteva Internet né i dispositivi di intrattenimento attuali la tiratura dei giornali fosse molto più alta. Negli anni '80 ad esempio il Corriere della Sera arrivò a distribuire anche 500.000 copie al giorno (il doppio rispetto ad oggi, non proprio 50 o 100 volte di più, il doppio, 30 anni fa). Però un conto è la tiratura, ovvero la stampa dei giornali, un altro è la diffusione della copia e ciò che lo precede in termini di costi e ne consegue in termini di fruizione. Il giornale digitale (non il sito internet, ma il formato digitale della copia cartacea da leggere su tablet, smartphone e pc) è una novità del settore che acquisisce sempre più diffusione. Nel 2018 le copie digitali vendute dalla Digital edition del Corriere della Sera ammontano a circa 80.000 al giorno, che si vanno a sommare a quelle cartacee, per una diffusione totale di cartaceo + digitale di circa 300.000 copie al giorno (maggiore diffusione italiana e parliamo soltanto del Corriere della Sera, non degli altri giornali del gruppo RCS). Pertanto circa un 30% della diffusione delle copie del Corriere della Sera spetta alla Digital edition. Non ha costi in termini di tipografia, distribuzione, compensi edicole, etc. e può così arrivare al pubblico ad un prezzo accessibile. Una relazione costo/diffusione a tutto vantaggio della società editrice e dei lettori. Dalla prospettiva dell'inserzione, e qui risiede uno dei paradigm shifts (cambio di paradigma) che interesserà i conti di RCS, offre invece maggiore appeal per gli investimenti degli inserzionisti.

La pubblicità della copia digitale riduce la distanza tra il lettore e l'oggetto dell'inserzione. Entrambi sono accessibili dal dispositivo in uso, basta semplicemente cambiare finestra. Il lettore che sfoglia la Digital edition del Corriere della Sera potrà essere interessato a un prodotto o a un'iniziativa degli inserzionisti e approfondire direttamente sui rispettivi riferimenti web e social.

---- Suggerimento pubblico a RCS Pubblicità: inserire i link dei siti nelle immagini delle inserzioni con apertura in altra tab -----

Il lettore non dovrà prima smettere di leggere il giornale e poi ricordarsi di cosa si era interessato mentre lo sfogliava. In quello stesso momento può cambiare finestra del suo dispositivo e approfondire l'inserzione. E' un processo molto semplice che riguarda un po' tutti i consumatori: notiamo una pubblicità che ci interessa, un abito, un viaggio, un prodotto di elettronica e la nostra mente ci guida verso il prodotto. Con la copia cartacea la distanza è fatta di formati e situazioni di lettura. Il lettore deve compiere lo sforzo di ripiegare il giornale, magari in una situazione scomoda, prendere il telefonino e andare verso il prodotto che lo aveva interessato. Intuiremo che il percorso dall'edizione digitale all'inserzionista è molto più breve e comodo.

Siti internet

Se da un lato la rivoluzione epocale di Internet ha inciso sulla tiratura e diffusione dei giornali dando luogo ad un'ottimizzazione delle copie stampate e all'opportunità della copia digitale, dall'altro ha letteralmente fatto esplodere i numeri di fruizione dell'informazione di un giornale. In questo caso i numeri non fanno altro che crescere. Corriere.it può contare su circa 20 milioni di lettori unici al mese, venti milioni, non centinaia di migliaia. Sempre del gruppo RCS, al sito della Gazzetta dello Sport  accedono 11 milioni di utenti unici al mese. In Spagna, RCS può contare sui 21 milioni di utenti unici al mese di El Mundo (sito spagnolo più visitato), sui 15 milioni di Marca (maggior quotidiano sportivo spagnolo) e sui 5 milioni di Expansiòn (maggior quotidiano economico spagnolo). Sommando tutti i siti internet del gruppo RCS in Italia e Spagna (si rimanda al sito di RCS e Unidad Editorial di cui RCS è proprietaria al 100% per avere un'idea della vastità dei mezzi di informazione quotidiana e periodica che conta decine di prodotti oltre ai noti Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, El Mundo, Marca, Expansiòn, L'Economia) possiamo stimare che circa un terzo degli italiani e quasi la metà degli spagnoli usufruiscono dei contenuti pubblicati da RCS. Diffusioni che non sono state mai raggiunte dal giornale cartaceo nella sua storia. E parliamo di utenti unici. Tuttavia la maggior parte degli utenti ripete l'accesso più volte al giorno per tenersi aggiornato, seguire notifiche per risposte a commenti, etc. Un'attività dell'utente nei confronti dei contenuti e degli inserzionisti di cui le televisioni non dispongono.

Pubblicità

Abbiamo spiegato l'errore che si compie nel valutare lo stato del business del settore dell'informazione, adesso ne spieghiamo un altro che si compie in parallelo, ovvero non risucire a capire i cambi che stanno riguardando la pubblicità. I lettori di oggi hanno maggiore predisposizione all'acquisto e ai consumi. Effettuano pagamenti veloci e spesso micro (bassi importi), sono interessati da tipologie di prodotti che si allontanano da quelle protagoniste delle inserzioni di qualche tempo fa ed interagiscono in maniera multimediale con l'inserzione. Oggi il destinatario della pubblicità non è più soltanto il padre di famiglia che deve stipulare un contratto di luce e gas, la casalinga che deve acquistare un detersivo, il bambino che deve scegliere quale gelato chiedere. La crescita e diversificazione dei consumi, così come un maggiore potere di acquisto delle fasce giovanili, stanno generando un aumento esponenziale del parco degli inserzionisti. Attenzione, questo è un aspetto cruciale. Fino ad oggi la pubblicità si muoveva di pari passo con la situazione economica di un paese, oggi si sta distaccando perchè l'offerta di prodotti per i consumatori attinge da un mercato globale. Se il consumo di un prodotto è in crisi perchè ciclico o passato di moda, ce n'è un altro che è in voga, un altro ancora che risponde alle esigenze dell'attuale fase economica e così via. Basta scorrere qualsiasi pagina cartacea, digitale o web dei giornali per notare quanta e variegata offerta di prodotti viene pubblicizzata. La domanda delle inserzioni è diventata globale perchè sempre più produttori e fornitori di servizi ormai interagiscono con più paesi. Ciò garantisce ai mezzi di informazione che guadagnano dalla pubblicità un flusso continuo di inserzionisti, che fino a tempi molto recenti non era possibile, in quanto la raccolta pubblicitaria seguiva l'andamento economico del singolo paese e dei settori tipici di consumo. La trasformazione del tracciamento pubblicitario aiuta a capire meglio il cambio che sta avvenendo: oggi la portata di un'inserzione web viene misurata dalla performance, quindi impression (visualizzazione), click, lead (registrazione), sale (vendita). Dieci anni fa cosa poteva offrire il Corriere della Sera a un lettore che non sarebbe stato disposto ad effettuare acquisti dall'inserzionista e quindi cosa poteva trarne oltre alla tipica pubblicità di visualizzazione in un contesto di pubblico generalista? Veramente poco e infatti la pubblicità si muoveva come contenitore di messaggi che accompagnavano la fruizione dei contenuti del giornale e con profondità del messaggio limitata. Oggi invece all'utente vengono proposte esperienze, storie, filmati che vengono monetizzati a fondo attraverso il processo impression, click, lead, sale. Alla casa automobilistica non si vende più soltanto l'inserzione per raggiungere un pubblico che possa acquistare l'auto. Si vendono utenti, fans, curiosi, prima ancora che clienti. L'inserzione diventa più fruibile e allo stesso tempo si consente agli inserzionisti di utilizzare budget minori che puntino a raggiungere innanzitutto gli utenti. Vent'anni fa una casa automobilistica avrebbe speso budget importanti in pubblicità allo scopo di trovare clienti che acquistassero l'auto, oggi oltre a quelle campagne, realizza tanti e vari messaggi per acquisire utenti acquistando così maggiori campagne pubblicitarie sui veicoli di informazione. Insomma la domanda di pubblicità sta aumentando in linea con l'aumento dei consumi, con la diversificazione del pubblico e con le sempre più numerose opportunità di marketing. A questo punto è facile capire che RCS si sta ritrovando letteralmente travolto dalla necessità di inserzioni che può monetizzare dalla visualizzazione, dal click, dalla registrazione e dalla vendita.

Inserzioni su video

I video pubblicati dai siti del gruppo RCS meritano un paragrafo a parte perchè rappresentano l'asset che offre maggiori opportunità di crescita della società. In quanti mentre consultiamo il sito del Corriere della Sera, de El Mundo, La Gazzetta dello Sport, Marca e gli altri, siamo attratti dai video? Per ogni notizia ormai c'è un video e pertanto una pubblicità da visualizzare. Basti pensare al calcio: di un'intervista a un giocatore o allenatore vengono pubblicati più spezzoni-video e pertanto si visualizzano più pubblicità. Dell'attualità politica vengono proposte tante dichiarazioni, per ognuna il suo video e la sua pubblicità prima di usufruire del contenuto. Probabilmente gli utenti dei siti di informazione guardano più pubblicità in un giorno dai siti di informazione piuttosto che dalla televisione, le cui strisce pubblicitarie spesso servono a prendere una pausa dalla visione. L'importanza dei video non si limita soltanto alla maggiore offerta pubblicitaria destinata agli utenti, ma diventa decisiva anche dal lato della raccolta pubblicitaria. Rapportato allo spot televisivo, la pubblicità prima di un video ha costi decisamente inferiori per l'editore. A supporto dello spot in tv, infatti, Mediaset, Sky, Rai devono realizzare contenuti costosi, programmi con ospiti, pagare licenze di film, costi che inevitabilmente si riflettono sul costo che deve sostenere l'inserzionista. Quanto possono costare invece un video amatoriale di un gattino, l'intervista a un politico, le immagini di un uragano? Zero. Video a costo zero che però fanno da traino per inserzioni che raggiungono milioni di utenti (tra l'altro con notevole profondità, come spiegato in precedenza). L'economicità del traino si riflette in prezzi accessibili agli inserzionisti creando così una partnership virtuosa tra editore e inserzionista. Bisognerebbe chiedersi quanti video guardiamo nel mentre navighiamo sui siti di informazione per capire l'esplosività di questo mezzo pubblicitario.

Italia-Spagna, contesto competitivo

I dati aggregati delle edizioni cartacee, digital e dei siti web di Corriere della Sera, El Mundo, La Gazzetta dello Sport, Marca, Expansiòn, L'Economia, fanno di RCS Media Group il leader dell'informazione in Italia e Spagna. A questi grandi nomi si aggiungono decine di altri periodici e riviste, così come una delle radio più seguite in Spagna, Radio Marca. La totalità dei lettori e utenti raggiunti rende a dir poco impietoso il rapporto con i principali concorrenti in Italia e Spagna, tra i quali Gedi (Repubblica, La Stampa) e Prisa (El Paìs).

RCS Media Group ha realizzato ricavi nel 2017 per un totale di 900 milioni di euro, a fronte dei 630 incassati da Gedi e di 1,2 miliardi raccolti da Prisa. Ma è sull'efficienza economica che il gruppo guidato da Urbano Cairo non ammette paragoni: l'anno scorso, infatti, RCS ha prodotto un utile di oltre 70 milioni di euro, mentre Gedi e Prisa perdevano rispettivamente 120 milioni e 100. Se la capitalizzazione di Gedi rispecchia l'andamento del bilancio (capitalizza 180 milioni di euro), è il valore in borsa di Prisa superiore al miliardo di euro (pari al fatturato 2017)) che fa intuire quanto sia sottovalutata RCS che attualmente capitalizza 490 milioni (la metà del fatturato 2017). Prisa fattura un 20% in più rispetto a RCS in particolare grazie alla divisione di Learning, perde 120 milioni di euro in un anno e capitalizza oltre il doppio di RCS che guadagna invece 70 milioni. Uno ha una sola testata importante (El Paìs), l'altro possiede vari quotidiani importanti di attualità, sport ed economia in due paesi. La sottovalutazione di RCS è intuitiva e semplice da osservare, ma successivamente vedremo che il vero riferimento competitivo per misurare l'outlook di RCS è un altro.

Italia-Spagna, contesto politico

Attualmente RCS si trova in una favorevole fase politica in termini di lettorato. I governi liberali e moderati (Centro-destra e Pd in Italia e Partido Popular in Spagna) hanno fatto spazio nel nostro paese a un governo populista e nel paese iberico a un governo socialista che si appoggia sui voti di Podemos e dei nazionalisti baschi. Ciò ha fatto sì che i lettori liberali e moderati si trovassero all'opposizione e pertanto maggiormente coinvolti dai contenuti politici. E' noto infatti che c'è più partecipazione quando si è all'opposizione. Basta andare su El Mundo per notare la quantità di commenti di opposizione che vengono scritti negli articoli riguardanti la politica, un volume decisamente più alto rispetto a quando al governo c'era Rajoy. Così come c'è maggiore partecipazione “spagnola” nella critica al processo di indipendenza catalano. Oppure basta ricordarsi dell'exploit de Il Fatto Quotidiano nel pieno della fase grillina e di contestazione del Movimento 5 Stelle. Così come dell'effetto Trump sulla fruizione del New York Times.

Calcio

Ma in Italia e Spagna prima che alla politica, ci si interessa di calcio, piaccia o no. E' l'argomento che maggiormente suscita passione e interazioni. Ho investito sulla Juventus in area 0.20 aprendo anche una forte posizione in marginazione a 0.3 che ho chiuso al primo rally a 1 euro. Avevo intuito alcune dinamiche che coinvolgono lo statuto Exor che ho ritrovato utili alla riapertura di una nuova posizione in marginazione da 0.60 che ho chiuso come pubblicato sui social a 1.70 euro. La conoscenza del business calcio acquisita tramite i gain realizzati su Juventus mi fa apparire evidente il potenziale di RCS Media Group in questo senso: 11 milioni di utenti unici al mese visitano il sito della Gazzetta dello Sport e 15 milioni quello di Marca. Cresce anche la componente femminile che nel caso del sito spagnolo supera il 30%. 26 milioni di utenti unici al mese leggono le notizie dei maggiori siti di informazione sportiva in Italia e Spagna, entrambi appartenenti al gruppo RCS. Guardano video e pubblicità, commentano le notizie, tornano sul sito per leggere una risposta a un commento, per riguardare un video, per visualizzarne un altro, per leggere di Cristiano Ronaldo, Icardi, della propria squadra che affronta la big. 26 milioni di persone ogni mese, la cui interazione continuerà a crescere in parallello all'aumento di questa passione che a mio avviso è in fase di start-up perchè mai come oggi si parla così tanto di calcio.

Decreto dignità e Diritto d'autore

Riguardo la proposta del senatore del Movimento 5 Stelle sull'eliminazione dei fondi pubblici ai giornali e il tetto alle pubblicità, si ricorda che il gruppo RCS non percepisce alcun fondo pubblico diretto. Gli unici contributi che riceve sono quelli indiretti e legati all'acquisto della carta, importi minimi che comunque non verrebbero coinvolti dal decreto dignità. Così come anche il tetto alle pubblicità riguarda esclusivamente le televisioni. Sulla Link tax e quindi la recente direttiva dell'Unione Europea sul diritto d'autore riconosciuto alle news pubblicate dai motori di ricerca e dai social network, ritengo che sia una misura insignificante per il singolo gruppo mediatico perchè i compensi vengono gestiti da società di diritti d'autore e non vanno direttamente ai rispettivi giornali. Un po' come il compenso in 0,00 centesimi per una canzone suonata in un locale che viene pagato alla Siae. Tra l'altro in Spagna questa misura è attiva dal 2014 e si è dimostrata insignificante per i grandi gruppi editoriali. Ho scelto di mettere assieme questi due argomenti per sottolinearne l'inutilità nell'ambito dell'investimento su RCS che deve essere intrapreso con prospettive industriali e finanziarie.

New York Times e potenziale target RCS 

Il vero punto di riferimento per capire dove possa arrivare il business di RCS e di conseguenza l'azione è il New York Times. “Vabbè - potremmo pensare - quello è il New York Times, è in inglese, ha più lettori e abbonati in tutto il mondo, guadagna più soldi”. Tuttavia, per quanto sia uno dei giornali più autorevoli, paga il fatto di non avere un target utenti preciso e localizzato e questo si riflette nella raccolta pubblicitaria. E' molto più difficile in termini di advertising monetizzare allo stesso tempo l'accesso di un aspirante politico pakistano, di un manager di Los Angeles e di una giovane imprenditrice di Singapore rispetto a quelli effettuati da target ben individuati geograficamente, sociologicamente e politicamente. E così arrivano le sorprese: il New York Times nel 2017 ha avuto una diffusione totale mensile tra stampa, edizione digitale e sito web di 120 milioni di lettori, poco più del doppio di quella di RCS (Italia e Spagna). Il fatturato del NYT però non riesce a doppiare quello di RCS fermandosi nel 2017 a 1,4 miliardi di euro, quindi il 55% in più rispetto ai 900 milioni fatturati da RCS. Sull'efficienza economica invece non c'è storia: nel 2017 l'utile netto della società statunitense è stato di 4,3 milioni di dollari, poco più di 3 milioni e mezzo di euro, mentre RCS ne guadagnava 20 volte di più (70 milioni). Il famoso quotidiano americano capitalizza 3,8 miliardi di dollari (3,23 miliardi di euro) con azioni che valgono 23,45 dollari. La sua capitalizzazione è pari quindi a 6,5 volte quella di RCS (490 milioni di euro). Una differenza enorme che di per sè può spiegare quanto sia sottovalutata RCS.

Nel dettaglio:

New York Times, capitalizzazione 3,23 miliardi di euro, fatturato 1,4 miliardi di euro, utile 3 milioni e mezzo di euro

Ovvero guadagna 3 milioni e mezzo di euro su un fatturato di 1 miliardo e quattro e capitalizza in borsa 3,2 miliardi, mille volte in più di quello che guadagna e più del doppio di quello che fattura.

Se RCS (che al momento vale circa la metà di quanto fattura!) dovesse seguire queste relazioni la sua capitalizzazione oscillerebbe tra i 70 miliardi di euro (1000 volte in più di quanto guadagna) e 1,9 miliardi di euro (poco più del doppio di quanto fattura). La prima sembra una cifra assurda e lo è perchè è assurdo il valore di NYT rispetto a quanto guadagna, la seconda invece, ovvero il rapporto in base al fatturato che è la relazione più indicativa del potenziale di un business perchè tiene conto del volume di introiti su cui applicare efficienza economica, è moderata. 1,9 miliardi di euro di capitalizzazione , che corrisponde al mio primo target di capitalizzazione e quindi azioni a 3,6 euro.

Grafico

Se si osservano i grafici a un anno e due di RCS si può notare che l'area 1.20 euro assume le caratteristiche di pivot. Il pivot non è una resistenza né un supporto, ma un perno attorno al quale l'azione compie fasi di prezzo spesso simmetriche. Nella primavera del 2017 l'azione si allungò dal pivot verso area 1.4 per poi ritornare al di sotto in area 1.10 dopo alcuni mesi. Nuovamente superò il pivot e allungò a 1.30 nel gennaio 2018, da lì ancora sotto il pivot dopo un mese, e così ancora in altre due occasioni, sopra il pivot, poi sotto, ancora sopra e di nuovo sotto. Si intuisce che c'è molta simmetria, ovvero le distanze percorse dal pivot vengono replicate in direzione opposta. Attualmente la discesa dal pivot è stata più pronunciata, ciò vuol dire che ripetendo il pattern la salita oltre il pivot sarà altrettanto pronunciata.

La mia visione sul grafico è:

l'azione RCS reagirà alla discesa da 1.20 a 0.90 con una prima e agevole salita che la proietterà a 1.50-1.70 euro. Movimento semplice, da pattern storico. A quel punto saranno importanti i volumi. Così come la scarsità di volumi ha provocato che la discesa dal pivot si allungasse, allo stesso modo l'aumento degli scambi allungherebbe la distanza in salita dal pivot, probabilmente verso area 2 euro. Ed è in quella fase di continui scambi che RCS potrebbe essere capace di aprire una nuova pagina del suo corso azionario (oppure fallire nel suo tentativo). Supportata dalle altre dinamiche tracciate in questo dossier, l'azione raggiungendo 2-2.5 euro e fissando un supporto sugli stessi 2 euro riuscirebbe ad interagire con i target indicati dall'outlook dei fondamentali, ovviamente con dinamiche di grafico che saranno proprie di quella fase e che in questo momento non possiamo figurare.

Ricapitolando: primo step, recupero agevole parte opposta del pivot fino a 1.50-1.70 euro, costanti scambi, allungo a 2.2-2.50 euro, formazione supporto in area 2 euro. A quel punto potremmo stabilire che si è formata una nuova dimensione grafica di RCS che sarebbe distante circa il 50% dal primo target di 3.6 euro individuato in maniera conservativa con riferimento all'outlook del business.

Azionariato e azionisti


Per capire il potenziale in termini di rally di un'azione, bisogna cercare di intuire le intenzioni dei maggiori azionisti.
Fino a tempi molti recenti, RCS ha rappresentato il salotto della finanza italiana. Scalate, offerte pubbliche, colpi di scena, vicende giudiziarie: non importava se il gruppo perdesse soldi, il vero obiettivo era far parte dell'élite che controllava il Corriere della Sera, avere una presa maggiore sullo scenario politico del Paese, sulla classe dirigente e sulla società . Ciò che interessava, più dei conti, era conoscere in anticipo le tendenze legislative, agire sulle relazioni parlamentari, confrontarsi con i dirigenti politici e assumere un ruolo decisivo nel rapporto tra politica ed elettorato. Oggi la società è cambiata totalmente e di conseguenza anche il ruolo dei mezzi di informazione, che, per paradosso, sono diventati più liberi. I social network hanno scardinato la relazione editoria-politica-società, derivandone in una maggiore autonomia delle tre componenti. Un paradigm-shift che nel caso di RCS si è rivelato fruttuoso in quanto l'attenzione del suo business si è definitivamente spostata sulla direttrice industriale e finanziaria. A dimostrazione di ciò l'acquisto della società da parte di un editore puro quale Urbano Cairo che in un solo anno ha messo a posto i conti di RCS riuscendo lì dove più amministratori delegati e consigli d'amministrazione avevano fallito per decenni.


Nel 2016 il proprietario di Cairo Communication conquistava la maggioranza delle azioni RCS tramite una Opas che gli è costata circa 200 milioni di euro in azioni Cairo Communication (date in scambio percentuale per ogni azione RCS raccolta) e 64 milioni di euro in contanti, per un totale di circa 260 milioni di euro. Un investimento audace visto che rappresenta la metà di quanto capitalizza attualmente Cairo Communication, la società che ha costruito negli anni con sforzo e passione. Per quanto la conquista di RCS possa essere un motivo di orgoglio per la sua storia editoriale, l'imprenditore alessandrino vorrà naturalmente rientrare e poi trarre utili dall'investimento. L'unica strada che ha a disposizione è il suo mestiere di editore: più i conti di RCS cresceranno, prima rientrerà dalla spesa e prima potrà ottenere un ROI. Se in così poco tempo è stato capace di mettere in utile un'azienda che per decenni ha navigato tra difficoltà e aumenti di capitale, è naturale pensare che d'ora in avanti i conti di RCS potrebbero crescere a un ritmo molto elevato.

Per un maggiore azionista con prospettiva industriale, c'è sempre un insieme di azionisti di riferimento che osserva i suoi movimenti con prospettive molto più speculative. E qui su RCS, si può affermare che è presente il gotha della finanza italiana e da qualche tempo anche di quella internazionale.

L'impressione è che anche i grandi azionisti abbiano compreso le trasformazioni della società e della politica e pertanto la nuova prospettiva di RCS. Il salotto del Corriere è passato ormai alla storia, da lì non si riesce più a tenere la presa della nazione e della politica perchè lo scenario è totalmente mutato. A farsi spazio per la prima volta nella storia del gruppo editoriale è una prospettiva industriale e finanziaria pura che mira a fare utili per gli azionisti e a valorizzarne gli investimenti. Un ulteriore paradigm shift di portata decisiva per il presente e il futuro del gruppo editoriale.

Dopo aver contrastato l'Opas di Cairo, favorendo la proposta di Bonomi, gli azionisti storici di RCS (Mediobanca, Della Valle, Pirelli (in rappresentanza della cinese ChemChina) e UnipolSai) gli hanno dato il benvenuto nel Cda accogliendo con favore soprattutto il suo bagaglio d'esperienza. La rassegnazione per il salotto che non c'è più è durata il tempo che Cairo ha preso possesso del gruppo perchè da quel momento ad imporsi è stata l'intenzione di ricavare per la prima volta profitti economici diretti dalla partecipazione azionaria. Cairo è un editore indipendente e verrà lasciato lavorare, ma se il Corriere non ha più da offrire una finestra sul potere è arrivato il momento che generi soldi per gli azionisti tramite utili distribuiti e soprattutto attraverso una valorizzazione delle quote azionarie. I maggiori azionisti di RCS potrebbero puntare a intavolare trattative private con fondi per la cessione delle rispettive quote quando queste abbiano raggiunto un valore adeguato alle rispettive intenzioni. Parlando di personaggi del calibro di Tronchetti Provera e Della Valle o di colossi come Mediobanca e UnipolSai è facile intuire che non si tratti di azionisti che ai primi rialzi vendono. E' questa forza dell'azionariato di riferimento uno degli aspetti cruciali del potenziale rally di RCS. In passato le scalate al Corriere venivano contrastate dal patto di sindacato dei maggiori azionisti perchè viste come intromissione in un circolo ristretto di interessi. Oggi quegli stessi azionisti sanno che a scalare questa volta sarà RCS. Il Corriere della Sera, la Gazzetta dello Sport, El Mundo, scaleranno fondamentali, grafico e prezzi. E gli azionisti del salotto brinderanno finalmente a quello che in fondo interessa tutti: guadagnare soldi. Senza tanti giri, interessi impliciti e quant'altro: soldi sonanti al netto delle imposte sul capital gain.

L'azionariato di RCS dispone di un flottante pari al 13% del totale delle azioni. Di questo, l'1,85% è posseduto da fondi istituzionali. E' interessante notare come dagli ultimi aggiornamenti abbiano ridotto o azzerato le rispettive partecipazioni istituzionali italiani quali Arca Fondi, Symphonia e Azimut, mentre aumentavano o facevano il loro ingresso fondi stranieri quali Vanguard Group (ricordo quando nell'azionariato istituzionale della Juventus fece la sua comparsa Vanguard Group, una tra le maggiori società di investimento al mondo, e che dì li a poco partì il rally della società di calcio), Dimensional Fund Advisors e JP Morgan. La presenza di questi fondi fa pensare che RCS sia entrata nell'orbita di interesse degli investitori stranieri. Milioni di lettori in due dei principali paesi dell'Occidente possono essere ambiti da grandi gruppi e maggiori interessi: così, ritornando alla premessa di questo dossier, si potrebbe spiegare l'aumento recente della posizione da parte di JP Morgan che spesso assume un ruolo d'avanscoperta per conto terzi. A supporto di questa idea, si ricorda che durante la disputa tra Cairo e Bonomi, quando al secondo giunse l'appoggio di Pirelli e quindi di ChemChina, il gruppo cinese Wanda si mostrò irritato a tal punto da voler appoggiare Cairo. Del resto, se è vero che RCS si è allontanata dal ruolo di faro politico sulla nazione, allo stesso tempo è riguardo la presa su temi come immigrazione, razzismo, diritti omosessuali, religioni e altri di portata globale che assume rinnovata e fondamentale importanza. Un nuovo scenario in cui la comunicazione di massa che si muove tra contenuti-lettori-inserzioni diventa il principale asset di RCS.

Rizzoli Corriere della Sera Media Group sta assumendo un ruolo di primo piano tra i maggiori gruppi mediatici del mondo e a questo ruolo finirà per corrispondere una maggiore dimensione economica e finanziaria.

-------------

Target conservativo azioni RCS, 3,6 euro

Le considerazioni e il target sono di carattere soggettivo.