Visions

Prezzo inizio copertura 1.63 €

Il grafico esprime la variazione percentuale a partire dal prezzo di inizio copertura avviata alla chiusura del 10 Giugno 2019

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Vision/Copertura Italia Independent Group

1969 Grand horizon bleu, Anna-Eva Bergman

I parte - Tesi

Mesi fa cercavo società che avessero perso molto negli anni sia come prezzo delle azioni che come fatturato e utili. Non per investire, ma per studiarne la casistica e tracciare dei pattern aziendali. Naturalmente il "fiuto dell'investitore" e l'"occhio dello speculatore" sono sempre vigili e così, guardando alle varie aziende che avevo selezionato, sono stato incuriosito da un contratto di investimento che riguardava Italia Independent Group. Il 4 febbraio 2019 Italia Independent Group e il suo maggiore azionista Lapo Elkann stipulavano un contratto di investimento con Creative Ventures da realizzarsi tramite aumenti di capitale riservati al nuovo socio e all'azionista di maggioranza rispettivamente per 6 milioni di euro e 2 milioni di euro. Il prezzo di emissione delle nuove azioni veniva fissato in 2,35 euro. Fin qui tutto semplice: Italia Independent Group si rafforzava patrimonialmente, Creative Ventures diventava azionista al 25%, Lapo Elkann restava al di sopra del 50% però con 851.064 azioni in più e, come ulteriore rafforzamento patrimoniale, rinunciava al rimborso delle obbligazioni imputando a riserva di patrimonio netto l'intero importo (5,5 milioni di euro). Ma scorrendo il contratto di investimento, ecco che balza alla vista un forte indizio di valorizzazione. Le due parti, infatti, si scambiano opzioni di acquisto per le quali Creative Ventures può acquistare da Lapo Elkann circa 600.000 azioni (quindi non tutte le nuove 851.000 dell'aumento di capitale di Elkann) nel caso il prezzo medio sia inferiore al prezzo di emissione e Lapo Elkann può acquistare tutte le azioni di Creative Ventures se allo scadere del contratto di investimento il prezzo medio dell'azione IIG sia superiore o uguale a 3,5 volte il prezzo di emissione. Ovvero, nel contratto di investimento che sarà stato stipulato a seguito di conversazioni, piani di business, outlook, considerazioni, trattative, etc, si menziona implicitamente un prezzo dell'azione di almeno 8,225 euro (prezzo di emissione 2,35 euro x 3,5 volte, +400% dai prezzi attuali). Già di per sé è significativo che nel contratto sia inserita quest'opzione perché sottolinea l'intenzione di Lapo Elkann di riprendersi quella quota diluita attualmente per permettere l'entrata di un investitore forte e attivo quale Creative Ventures, ma l'indicazione di prezzo va oltre. Il prezzo è medio, pertanto gli 8,225 sarebbero la media tra prezzi inferiori (al momento dell'inizio copertura minimo di 1.6 euro) e massimi a seguito del contratto. Per mediare 1,6 euro e dare un risultato di 8,225 e quindi luogo all'opzione di acquisto di Lapo Elkann bisogna che le azioni raggiungano un massimo di almeno 16 euro. Ma l'orizzonte di valorizzazione si spinge ulteriormente quando sorge la domanda: perché Lapo Elkann potrebbe entro 30 mesi ricomprarsi le azioni di Creative Ventures se queste raggiungessero prezzi fino anche di 16 euro? Nonostante non è dato di sapere il prezzo a cui verrebbe esercitata l'opzione di acquisto, l'opzione concessa a Lapo Elkann prefigura che questi, con azioni finalmente in recupero, possa comprarne altre. Sembrerebbe una scelta economicamente strana anche per un azionista facoltoso quale Elkann, a meno che, la risposta alla domanda non sia che il prezzo da pagare a Creative Ventures sia inferiore a quello che viene stabilito dal mercato alla scadenza del contratto di investimento o da conversazioni e trattative con altri soggetti. Insomma, pur pagando prezzi comunque superiori al prezzo di emissione o se non c'è alcuna clausola addirittura a prezzi di mercato e quindi, essendo nella condizione di prezzo medio superiore o uguale a 3,5 volte il prezzo di emissione, anche di 16 euro, Lapo Elkann dovrebbe avere comunque vantaggio di acquistare le azioni (da far valere e rivendere a prezzi superiori?) esercitando l'opzione di acquisto.

Muybridge's motion studies (1878-1887)

II parte - Ipotesi

Se la tesi di questa copertura/vision è il raggiungimento di target di prezzo/area 16 euro, possiamo ritenere che le ipotesi a supporto possano essere da una parte una particolare evoluzione grafica del corso azionario e dall'altra un miglioramento sensibile delle vendite dei prodotti, del fatturato e degli utili.

Ipotesi grafica

A suggerire che IIG possa avviare una valorizzazione importante delle sue azioni, è il confronto con l'azione Juventus. La familiarità tra le due società obbliga a pensare che le buone scelte strutturali adottate nella galassia Exor possano essere replicate anche nella società di Lapo Elkann.

I seguenti grafici illustrano il corso azionario di 1) IIG dalla quotazione ad oggi, 2) quello della Juventus dal 2006 all'ultimo aumento di capitale precedente il grande rally da 0.18 a 1.80 euro (+1000%) e 3) quello della Juventus dal 2006 ad oggi.

I grafici 1 e 2 sono abbastanza simili e abbastanza simili sono le vicende del capitale azionario interessato da vari aumenti di capitale. La Juventus dai 3,7 euro della quotazione (2001) arrivò per difficoltà aziendali e aumenti di capitale a un prezzo di 0,15 euro del 2012, con una capitalizzazione che era passata da circa 450 milioni di euro a poco più di 150 milioni. Il successivo rally ha visto l'azione Juventus ritornare oltre 1 euro e raggiungere un massimo di 1,8 euro nel 2018. Tuttavia per effetto dei suddetti aumenti di capitale e quindi emissione di più azioni, gli 1,8 euro dell'azione non erano circa 220 milioni di euro con riferimento all'azionariato del 2001, ma 1 miliardo e 800 milioni di euro del nuovo azionariato (+300% rispetto alla capitalizzazione dell'IPO). Un successo enorme per la società che si è ritrovata con maggiore forza patrimoniale e per gli azionisti e investitori. Fino ad oggi Italia Independent Group ha replicato il grafico della Juventus fino a poco prima del suo rispettivo rally. Difficoltà aziendali e aumenti di capitale ne hanno disegnato le curve. Se l'epilogo grafico di queste vicende fosse lo stesso, Italia Independent Group potrebbe ritrovarsi a una capitalizzazione di circa 200 milioni di euro (+300% rispetto alla capitalizzazione dell'IPO), con azioni a 20 euro e maggiore forza patrimoniale. Un successo che spiegherebbe e ripagherebbe gli aumenti di capitale effettuati dal fondatore e maggiore azionista Lapo Elkann e che spiegherebbe quell'indizio nell'accordo con Creative Ventures.

Ipotesi scenario marketing

Il primo elemento di marketing da considerare per azioni quali Italia Independent Group è il successo azionario. Un'azione scambiata fa conoscere il brand e i prodotti. Ciò che viene fatto ai fini di migliorare la visibilità dell'azione dà benefici al brand. Un'azione forte, che fa registrare percentuali importanti di rialzo, aumenta la forza del brand. Al contrario, un'azione poco scambiata e debole, può creare diffidenza nei confronti del brand e dei prodotti. Pertanto, qualsiasi sforzo compiuto dalla società o dal suo maggiore azionista ai fini di maggiori scambi e una migliore performance dell'azione va visto anche come investimento in pubblicità. Un periodo di forti rialzi che indichino l'entusiasmo e la fiducia del mercato offrirebbe una visibilità ai prodotti Italia Independent con maggiore efficacia e migliore tasso di conversione di tradizionali e costose campagne pubblicitarie.

Humboldt Current, 1951, Max Ernst

La principale difficoltà a cui è andata e continua ad andare incontro Italia Independent Group si spiega con lo stesso contesto competitivo dell'industria dell'eyewear. Tutti o quasi indossano occhiali da sole e buona parte della popolazione mondiale utilizza occhiali da vista, ma l'offerta globale di prodotti è talmente vasta e variegata per tipo e prezzi che l'economicità per produttori e distributori risulta difficile. Prendiamo l'esempio di Safilo. L'holding italiana annovera diversi brand di occhiali propri e in licenza che ne fanno uno dei principali leader del settore. Eppure il bilancio della società registra da anni un calo inesorabile di vendite, arrivando a perdere circa il 25% del fatturato dal 2015 al 2018 (da 1,3 miliardi a 900 milioni di euro). La situazione si fa ancora più impetuosa per quanto riguarda gli utili, avendo chiuso in forte passivo gli ultimi quattro esercizi. Globalizzazione e maggiore concorrenza da una parte e mode e abitudini di riciclo accessori dall'altra, hanno minato i conti della società produttrice e distributrice di occhiali da sole e da vista. Nemmeno il favore di grandi cifre di vendite può assicurare benefici aziendali. Lo sanno bene gli spagnoli di Hawkers, la marca (non quotata sul mercato) dei famosi occhiali da sole diventati un must tra i giovani in Europa. Enormi costi pubblicitari, insostenibili sponsorizzazioni sportive tra cui i Los Angeles Lakers e prezzi di vendita nettamente inferiori alla media del mercato, hanno messo in seria difficoltà la società iberica che si è ritrovata nel 2018 a non poter sostenere i pagamenti ai fornitori. Naturalmente il discorso cambia per EssilorLuxottica che grazie a brand leader e alle sinergie nate dalla fusione tra i colossi Essilor e Luxottica si conferma un conglomerato profittevole. Ma non si può certo dire che le azioni EssilorLuxottica rappresentino un'opportunità interessante di speculazione, in quanto la società franco-italiana attualmente, e soprattutto grazie ai movimenti speculativi sorti a margine dell'Opa di Essilor su Luxottica, capitalizza 50 miliardi di euro a fronte di 1 miliardo di utile del 2018, un multiplo eccessivo per poter scovare un interessante e conveniente potenziale nascosto.

La difficoltà del contesto industriale e commerciale a cui appartiene, tuttavia, è anche la migliore opportunità che può cogliere Italia Independent. Il perimetro dell'eyewear, come si può vedere dai numeri di Safilo, Hawkers e EssilorLuxottica è vasto e IIG dispone di immensi margini di diffusione rispetto alle cifre attuali.

Per sfruttarli è necessario, a mio avviso, un cambio drastico nel marketing del brand II.

Il management di Italia Independent dovrebbe considerare se l'associazione a certi contesti non siano state (e lo siano ancora) limitative del brand. L'esempio più pratico è la linea Billionaire Boys Club.  Gli occhiali di questa collezione non vengono venduti come prodotti di lusso essendo i prezzi in linea con il mercato retail, pertanto si è fatta una linea soltanto imitativa del mondo Billionarie, ma soprattutto, si è rafforzata l'associazione di Italia Independent a un contesto che può suscitare antipatia ad una potenziale clientela disposta a comprare occhiali da sole e da vista eleganti, discreti, dandy, a prezzi anche elevati. Se a ciò si aggiungono le linee create per celebrare le vittorie della Juventus, possiamo intuire che questo tipo di marketing proposto su brand divisivi abbia creato da solo forti ostacoli alla diffusione del brand II. Senza dimenticare l'impatto che hanno avuto le vicende personali di Elkann. La questione non è Juventus no e Disney sì, è l'attenzione che bisogna avere nel non identificare il brand con associazioni che possano limitarne la portata in generale. A questo punto è inevitabile prendere in esame quello che secondo me attualmente rappresenta il maggiore ostacolo per la diffusione del brand Italia Independent, ovvero il suo stesso nome. Il marchio scelto per identificare il tailoring di qualità made in Italy e una storia di vita e impresa indipendente oggi sta pagando lo scotto del dibattito sovranista. La parola Italia e ciò che rappresenta è finita per essere un argomento divisivo, al punto che a grandi fette della popolazione, e quindi consumatori, l'associazione può disturbare. E' triste, ma è così e gli uomini e le donne di marketing hanno le capacità e il dovere di capire questo discorso.  Suggerisco che il brand venga "muted" e cambiato e diffuso definitivamente come I I. E' arrivato il momento che il gruppo cali definitivamente l'asso delle I I, quelle che alla creazione del brand ammiccavano anche all'assonanza con Eye Eye e I I come pronome in inglese. Se la società decidesse di farlo, come mostra di apertura e inclusiva, il brand, supportato dalle relative news che verrebbero generate essendo la decisione di forte portata sociale, andrebbe a piazzarsi dall'oggi al domani all'attenzione di tante e più fasce di popolazione, senza nulla togliere a quelle già avvicinate. In questo modo, il brand finalmente si libererà dalle "staccionate" che fino ad ora hanno rappresentato I I  e le associazioni indicate sopra, potendo esprimersi come linee infinite che solo l'orizzonte intendono tracciare. Nel suo libro "Ficciones", raccontando il fittizio mondo di Tlön, Borges scriveva che la geometria in uso era di tipo visuale. "Questa geometria disconosce le parallele e stabilisce che l'uomo che si sposta modifica le forme che lo circondano". Il management di II deve abbandonare Tlön e smettere di inseguire nicchie di clienti con una geometria visuale, e iniziare finalmente a creare una dimensione che si estenda in lungo e largo le linee parallele di I I __ __  / / || \\. Un approccio che minimalizzi marchi e contenuti e vada in profondità percorrendo interamente le linee. La fuga verso l'orizzonte del brand II, dando luogo a un significativo e diffuso aumento delle vendite, è l'ipotesi che giustifica la tesi di una valorizzazione imponente delle azioni II.

Untitled, 1930, Alexander Calder

Paolo Santaniello